Author : marco

Perchè nasce “DNA Calabro”

DNA Calabro
DNA Calabro

L’idea che c’è dietro a DNA Calabro nasce durante l’estate di qualche anno fa, tra un gruppo di amici cresciuti in Calabria. Come succede a tanti (troppi) nostri conterranei, le nostre strade avevano iniziato a dividersi (per motivi di studio, di lavoro, famigliari) ma noi non avevamo mai rinunciato a riunirci a ogni occasione per godere insieme dei nostri quartieri, dei nostri paesi, del nostro mare, dei nostri paesaggi e, naturalmente, del  buon cibo che offre la nostra terra!

Chiunque abbia vissuto questa sensazione conosce bene quel legame invisibile ma concreto, non solo spirituale ma tangibile, fisico, corporeo: quando un calabrese si allontana dalla sua terra i suoi cinque sensi iniziano presto a reclamare un ritorno. Gli occhi desiderano riempirsi dell’azzurro del nostro cielo (nebbia? inquinamento? non pervenuti), le narici cercano il profumo del mare, le orecchie vorrebbero essere accarezzate dal fischio di un vento incessante, le mani vorrebbero toccare il terreno che nutre ulivi e castagni secolari, e la bocca… la bocca si accende al desiderio di assaporare i nostri formaggi, i nostri salumi, le nostre olive.

Allontanandoci, ci siamo resi conto di come ognuno di noi la Calabria se la porta sempre dentro, non è solo un ricordo ma qualcosa che è presente nel nostro corpo, nel nostro sangue.. nel nostro DNA! E così questa idea, che stava nascendo in noi, ha iniziato a delinearsi come uno spazio web chiamato proprio “DNA Calabro”. Un contenitore di tutto ciò che ricorda la Calabria ai calabresi, oltre che una vetrina di tutte le meraviglie, le bellezze naturali, le eccellenze, le unicità che la Calabria può offrire al mondo. Si trattava di una materia molto vasta, soprattutto per un gruppo di ragazzi che poteva occuparsene saltuariamente nei ritagli di tempo, per cui decidemmo di iniziare dall’aspetto alimentare: bisognava elencare, censire, illustrare tutte le specialità gastronomiche calabresi. Il primo passo della nostra ricerca fu, naturalmente, il web; ma oltre ad alcuni siti di produttori locali, nel 2011, non si trovava granché in rete. Spostammo quindi l’attenzione sui siti istituzionali (quello della Regione in primis), ma anche lì l’informazione sembrava per lo più parziale, settoriale (principalmente bandi per finanziamenti europei alle attività) e presentata male.

Il primo spunto per un approccio organico e divulgativo per i prodotti tipici calabresi ce lo diede una pagina di Wikipedia, che citava come fonte il sito dell’assessorato regionale all’agricoltura. Qui, un’interfaccia rudimentale permetteva di visualizzare le schede dei Prodotti Agroalimentari Tipici della Calabria, in forma testuale. C’era, quindi, una banca dati pubblica, ma i dati erano difficilmente raggiungibili e l’interfaccia di consultazione era molto scarna. Decidemmo quindi di recuperare quelle informazioni e di renderle fruibili su DNA Calabro con una presentazione grafica quantomeno decente: uno di noi, ingegnere informatico, creò un programma che scaricava tutti i dati dal sito della Regione (nel 2011 gli open data erano ancora una chimera, e come vedremo più avanti in questo ambito lo sono ancora oggi), creò il sito www.dnacalabro.com e vi riversò i dati, iniziando a formattarli e a migliorarne la presentazione grafica e l’indicizzazione da parte dei motori di ricerca.

Il lavoro saltuario di pochi volontari procedeva a rilento, ma alcuni risultati ci indicavano che l’intuizione era corretta: da poche visite casuali, il sito passò a oltre 500 visite al mese, senza alcuna promozione, aggiornamento o manutenzione. Noi lo usavamo per illustrare qualche prodotto tipico calabrese agli amici di altre regioni, e nel frattempo decine di persone da tutto il mondo ci arrivavano inserendo nei motori di ricerca i nomi (in italiano o dialettali) di prodotti di cui sentivano il bisogno, la mancanza, o di cui avevano solo un lontano ricordo! Il portale regionale sui prodotti tradizionali, intanto, era sparito, non mantenuto più da nessuno (le ultime sue tracce negli archivi web risalgono a novembre 2012, e oggi i link di Wikipedia non funzionano più).

Tutto questo ci ha convinto che il progetto “DNA Calabro” come portale per la promozione dei prodotti tipici calabresi sul web è stato ed è ancora una buona idea, che mette a disposizione di tutti (compresi noi stessi) un patrimonio di informazioni ancora difficili da reperire in rete, spesso mal presentate (secondo i moderni paradigmi della comunicazione) e soprattutto troppo poco promosse da quegli enti pubblici che ne dovrebbero essere i custodi e difensori naturali. Perciò noi volontari di DNA Calabro ci siamo rituffati nel progetto per completarlo, arricchirlo e abbellirlo, a beneficio di tutti coloro, calabresi e non, che vogliono scoprire o riscoprire le meravigliose tipicità di questa incredibile regione. Il nostro è un atto d’amore verso la Calabria, la sua gente e i suoi prodotti, siamo certi che lo apprezzerete: buona (ri)scoperta!

Mozzarella

La mozzarella STG può essere prodotta nell’intero territorio della Unione Europea. L’attitudine alla “filatura” il caratteristico processo che consente di ottenere i formaggi a pasta filata, tipici del Meridione d’Italia, è posseduta sia dal latte di bufala che da quello di vacca. I due animali sono stati allevati con successo fin dai tempi remoti selezionando per ognuno di essi l’ambiente più idoneo: collinare ed asciutto con foraggi migliori per la vacca, pianeggiante ed acquitrinoso con foraggi grossolani per la bufala. La parola “Mozzarella” deriva dal termine “mozzare”, operazione questa praticata a mano nella fase finale della lavorazione dei formaggi a pasta filata. Nella zone vocate la denominazione “mozzarella” senza alcuna specificazione, era impiegata per i formaggi a pasta filata che si ottenevano impiegando la tecnica tradizionale di filatura utilizzando latte di vacca, latte di bufala o miscele di questi.

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Vini Valle del Crati

Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Valle del Crati” devono essere tradizionali della zona.La produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata, nell’ambito aziendale, per i vini a Indicazione Geografica Tipica “Valle del Crati”, non deve essere superiore rispettivamente a tonnellate 13 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996) per la tipologia rosso e rosato e a tonnellate 15 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996) per la tipologia bianco, anche con la specificazione del vigneto. Le uve destinate alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Valle del Crati”, seguita o meno dal riferimento del vitigno, devono assicurare ai vini un titolo alcolimetro volumico naturale minimo di: 10% per i bianchi; 10% per i rosati; 11% per i rossi. Nel caso di annate particolarmente sfavorevoli, detti valori possono essere ridotti dello 0,5% vol. Continua a leggere “Vini Valle del Crati”

Vini Val di Neto

Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Val di Neto” devono essere quelle tradizionali della zona. La produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata, nell’ambito aziendale, per i vini a Indicazione Geografica Tipica “Val di Neto”, non deve essere superiore rispettivamente a tonnellate 15 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996) per la tipologia bianco e a tonnellate 13 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996) per le tipologie rosso e rosato, anche con la specificazione di vitigno. Le uve destinate alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Val di Neto”, seguita o meno dal riferimento al vitigno, devono assicurare ai vini un titolo alcolimetrico volumico naturale minimo di:10% per i bianchi;11% per i rosati;11% per i rossi. Le uve destinate alla produzione delle tipologie frizzante possono, in deroga, assicurare un titolo alcolometrico volumico naturale minimo inferiore dello 0,5% vol. Nel caso di annate particolarmente sfavorevoli, detti valori possono essere ridotti dello 0,5% vol. Continua a leggere “Vini Val di Neto”

Vini Valdamato

Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Valdamato” devono essere quelle tradizionali della zona. La produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata, nell’ambito aziendale, per i vini a Indicazione Geografica Tipica “Valdamato”, non deve essere superiore a tonnellate 16 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996) per il vino bianco, e a tonnellate 15 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996) per le tipologie rosso e rosato anche con la specificazione del vitigno. Le uve destinate alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Valdamato”, seguita o meno dal riferimento al vitigno, devono assicurare ai vini un titolo alcolimetrico volumico minimo di:10% per i bianchi;10,5% per i rosati;10,5% per i rossi. Le uve destinate alla produzione della tipologia frizzante possono, in deroga, assicurare un titolo alcolometrico volumico naturale minimo inferiore dello 0,5% vol. Nel caso di annate particolarmente sfavorevoli, detti valori possono essere ridotti dello 0,5% vol. Continua a leggere “Vini Valdamato”

Vini Scilla

Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Scilla” devono essere quelle tradizionali della zona. La produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata, nell’ambito aziendale, per i vini a Indicazione Geografica Tipica “Scilla” non deve essere superiore a tonnellate 8 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996) per le tipologie rosso e rosato. Le uve destinate alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Scilla” devono assicurare ai vini un titolo alcolimetrico volumico minimo di: 11% per i rosati; 11% per i rossi. Nel caso di annate particolarmente sfavorevoli, detti valori possono essere ridotti dello 0,5% vol. Continua a leggere “Vini Scilla”

Vini Pellaro

Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Pellaro” devono essere quelle tradizionali della zona. La produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata, nell’ambito aziendale, non deve essere superiore per i vini a Indicazione Geografica Tipica “Pellaro” rosso e rosato a tonnellate 9 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996). Le uve destinate alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Pellaro” devono assicurare ai vini un titolo alcolimetrico volumico naturale minimo di:12% per i rosati;12% per i rossi;12% per il novello. Nel caso di annate particolarmente sfavorevoli, detti valori possono essere ridotti dello 0,5% vol. Continua a leggere “Vini Pellaro”

Vini Palizzi

Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Palizzi” devono essere quelle tradizionali della zona. La produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata, nell’ambito aziendale, non deve essere superiore per i vini a Indicazione Geografica Tipica “Palizzi” rosso e rosato a tonnellate 9 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996). Le uve destinate alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Palizzi” devono assicurare ai vini un titolo alcolimetrico volumico minimo di: 12% per i rosati; 12% per i rossi. Nel caso di annate particolarmente sfavorevoli, detti valori possono essere ridotti dello 0,5% vol. Continua a leggere “Vini Palizzi”

Vini Locride

Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini ad Indicazione Geografica Tipica “Locride” devono essere quelle tradizionali della zona. La produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata, nell’ambito aziendale, per i vini a Indicazione Geografica Tipica “Locride” bianco e “Montonico” (localmente Mantonico) passito, non deve essere superiore a tonnellate 12 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996); per le tipologie rosato e rosso, anche novello, a tonnellate 10 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996). Le uve destinate alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Locride” devono assicurare ai vini un titolo alcolimetrico volumico naturale minimo di: 10% per i bianchi e per il Montonico; 10,5% per i rosati; 10,5% per i rossi. Nel caso di annate particolarmente sfavorevoli, detti valori possono essere ridotti dello 0,5% vol. Continua a leggere “Vini Locride”

Vini Lipuda

Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Lipuda” devono essere quelle tradizionali della zona. La produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata, nell’ambito aziendale, per i vini a indicazione Geografica Tipica “Lipuda” non deve essere superiore:a) bianco a tonnellate 15 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996), anche nella tipologia frizzante;b) rosso e rosato a tonnellate 13 (limite elevato del 20% con D.M. 2 agosto 1996), anche nelle tipologie novello e frizzante. Le uve destinate alla produzione dei vini a Indicazione Geografica Tipica “Lipuda” devono assicurare ai vini un titolo alcolimetrico volumico naturale minimo di:10% per i bianchi, anche nella tipologia frizzante;10,5% per i rosati;10,5% per i rossi, anche nelle tipologie novello e frizzante. Nel caso di annate particolarmente sfavorevoli, detti valori possono essere ridotti dello 0,5% vol. Continua a leggere “Vini Lipuda”

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