Frittata pasquale
LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.
TECNICHE DI LAVORAZIONE: Sbattere le uova, aggiungere la ricotta, la salsiccia, il formaggio pecorino, le curcuci. Imbiondire in una padella l’aglio tritato nell’olio caldo e versare il composto. A fine cottura aggiungere il prezzemolo tritato.
PERIODO DI LAVORAZIONE: Tutto l’anno.
territorio = RC
INGREDIENTI UTILIZZATI: Ricotta, salsiccia, uova, formaggio pecorino, curcuci o frittole conservati nello strutto, prezzemolo sale ed aglio.
FORMA: Rotonda.
DIMENSIONI MEDIE: Varie.
PESO MEDIO: Varie.
SAPORE: Pieno e gustoso.
ODORE: Intenso.
AREA DI PRODUZIONE: Bova (RC).
Pietanza legata alla festività pasquale…si racconta che è tradizione mangiarla a colazione la mattina di Pasqua.
Taralli morbidi (Taraddri)
LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Miste.
TECNICHE DI LAVORAZIONE: Si lavora la pasta del pane con le uova, aggiungendo lo strutto e il miele. Il composto si modella a cannelli formando con essi delle ciambelle che vengono immersi per pochi istanti, una per volta, in una pentola d’acqua in ebollizione. Si sistemano i taralli sulla placca del forno leggermente unta d’olio e si fanno cuocere finchè non risultano ben dorati.
PERIODO DI LAVORAZIONE: Tutto l’anno.
territorio = TUTTE
INGREDIENTI UTILIZZATI: Farina tipo “00”, acqua, sale, olio di oliva o strutto, miele, uova.
FORMA: Rotonda con foro centrale.
DIMENSIONI MEDIE: Diamestro da circa 2 cm.
PESO MEDIO: Pacchetti da 300 a 400 gr.
SAPORE: Gradevole secondo il tipo di seme.
ODORE: Gradevole.
COLORE: Dorato.
tradizione = Questi prodotti venivano preparati in Calabria dalle contadine in occasione delle feste patronali. Durante le processioni ed i pellegrinaggi ai santuari, i taralli, decoravano le statue dei santi patroni. Le fanciulle vergini vestite di bianco le infilavano alle braccia come se fossero dei bracciali, ciò spiega la loro forma. I taralli, quindi, erano offerte votive di grande valore simbolico che nel tempo hanno perso il loro stupendo significato.
Scalille (Scaliddri)
![scaliddri](https://i0.wp.com/www.dnacalabro.com/beta/wp-content/uploads/2013/09/scaliddri-300x200.jpg?resize=300%2C200)
Questi dolci, tipicamente delle zone del cosentino, fanno ormai parte della tradizione dolciaria natalizia. Consumati freddi vengono solitamente accompagnati da liquori dolci o vini liquorosi. Presso testi di cucina calabrese e di storia delle tradizioni popolari esiste la documentazione che comprova la tradizionalità del prodotto.
Sammartine (Pitte)
LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Miste.
TECNICHE DI LAVORAZIONE: Si macinano i fichi, si amalgamano con gli altri ingredienti, si impastano con il vino cotto e si fa riposare il tutto per un giorno. si prepara la pasta esterna, si fanno le forme e si mettono in forno.
PERIODO DI LAVORAZIONE: Dal mese di novembre al mese di gennaio.
CONSERVAZIONE: Il prodotto si presta a lunga conservazione in luogo asciutto.
territorio = RC
INGREDIENTI UTILIZZATI: Impasto: fichi secchi, noci, mandorle, uva passa, zucchero, garofano, cannella, vino cotto, buccia di mandarino, liquore. Pasta esterna: farina, zucchero, uova, strutto.
FORMA: Varie.
DIMENSIONI MEDIE: Varie.
PESO MEDIO: 50-70 gr.
SAPORE: Semidolce.
ODORE: Gradevole.
COLORE: Bianco sporco.
AREA DI PRODUZIONE: Comuni della Locride (Provincia di Reggio Calabria).Prodotto tradizionale della pasticceria familiare e aziendale del comprensorio della Locride.
Pizziccull’ova
LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.
TECNICHE DI LAVORAZIONE: In una terrina sbattere 6 uova. Aggiungere lo zucchero ed il latte e successivamente, il lievito, lo strutto e la vaniglia. Setacciare la farina e lasciarla cadere a fontana sulla spianatoia. Disporre al centro l’impasto precedente. Impastare delicatamente, formare una pasta e lasciarla riposare per circa 6 ore, impastare ancora velocemente e formare delle pagnottelle adatte “pupille” e sistemare nel centro delle uova fresche, pressando lievemente. Lasciare riposare le forme per altre 4 ore. Ungere d’olio le teglie, infarinare e disporre le forme. Passare in forno a 200°C per il tempo necessario.
PERIODO DI LAVORAZIONE: Tutto l’anno.
CONSERVAZIONE: Circa 20 giorni.
territorio = CS
INGREDIENTI UTILIZZATI: Farina, zucchero, uova, lievito, strutto, latte e vaniglia.
FORMA: Ovale.
DIMENSIONI MEDIE: Varie.
PESO MEDIO: 100 gr.
SAPORE: Dolce.
ODORE: Delicato.
COLORE: Giallo.
AREA DI PRODUZIONE: Amantea – Belmonte Calabro (CS).Prodotto tradizionale della pasticceria familiare e aziendale del basso tirreno cosentino.
Pizza alla reggina (Pitta a riggitana)
LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.
Pitta di San Martino
![Pitte_San_Martino](https://i0.wp.com/www.dnacalabro.com/beta/wp-content/uploads/2013/09/Pitte_San_Martino-300x225.jpg?resize=300%2C225)
L’Aspromonte ha alcune sue peculiarità in tema di pasticceria, il territorio montano della provincia di Reggio Calabria vanta una tradizione pasticciera assolutamente originale: si producono ancora oggi dolci tipici di straordinaria bontà che ben si legano alle vicende storiche, recenti e remote della nostra terra. Una menzione particolare la meritano “Le Pitte di San Martino”, una delicata pasta di pane con frutta fresca e noci, e lo “Stomatico”. Nella provincia reggina costituiscono dolce tradizionale della festività natalizia, altrove si usano per onorare l’estate di San Martino, onde il nome di Pitte di San Martino.
Citati da:
- Luigi Veronelli in “L’aristocrazia dei dolci”, supplemento al n. 1211 di EPOCA 1973, Arnoldo Mondadori Editore.
- Guido Miggiano “Ricordi della vecchia Reggio”, Editrice La voce di Calabria, Reggio Calabria 1973.
Pignolata con glassa bianca e al cioccolato
LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.
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Pignolata al miele (Napiteddhi)
“Il Carnevale, si diceva, era la festa della trasgressione, dell’illiceità, del superamento dell’atavica fame. Sulla tavola trasbordavano i maccarruni i zita con ragù di maiale (rassu e mariu), pasta o furnu, polpette che piacevano ai bambini, ma questi aspettavano soprattutto la distribuzione generosa della pignolata. Questo dolce era composto da palline di pasta fritte nello strutto e poi assemblata in mucchietti ricoperti con glassa di cioccolato ed al limone, oppure composto in piccoli coni impastati e ricoperti con il miele e decorati con confettini colorati (napiteddhi)”
da “Quando a Reggio non c’erano i cornetti” di Giuseppe Polimeni, pubblicato su Calabria Sconosciuta anno XVI n. 58. Citata in:
- “L’aristocrazia dei cibi”, Luigi Veronelli nel supplemento al n. 1211 di EPOCA 1973, Mondatori Milano;
- “Reggio Calabria arcobaleno d’Italia”, a cura dell’A.A.S.T., Reggio Calabria 1955.
Petrale (Petrali)
![petrali](https://i0.wp.com/www.dnacalabro.com/beta/wp-content/uploads/2013/09/petrali-286x300.jpg?resize=286%2C300)
Dolce tradizionale legato alla festività del Natale, diffuso in tutta la provincia di Reggio Calabria. La ricetta è riportata da Carlo Baccellieri su “La buona cucina di Calabria”, Edizioni Reghion – Reggio Calabria, 1976.