Limetta o Lime (Piretta)
Antico e particolare agrume coltivato da molti decenni nella Piana di Sibari. Frutto di forma tonda schiacciata ai poli, di pezzatura media piccola e di colore giallo-verdognolo.L’elemento caratterizzante di questo prodotto è il profumo intenso, molto più accentuato rispetto ai limoni comuni. Le particolari condizioni pedoclimatiche, della piana di Sibari, conferiscono al prodotto una qualità organoletticamente superiore a quella di altre varietà di limoni.
Carne ovina calabrese
“Le pregiate pecore calabresi, Apule e di Melito …” sono menzionate nel “De re rustica” di Columella. Nel passato i consumi di carne ovina variavano da zona a zona ed erano relativamente elevati. Nella tradizione la carne di agnello rappresentava la carne della domenica ed essendo un prodotto della festa rientrava più nei riti della memoria che nella compilazione di un menù. I consumatori calabresi hanno da sempre preferito l’agnello leggero; le motivazioni di questa tendenza sono comunque da ricercare nelle radici della pastorizia: la pratica della transumanza non permetteva di allevare l’agnello fino a tre mesi poichè l’erba era destinata alle sole pecore e comunque nelle grandi migrazioni non si potevano trasportare animali piccoli. Riguardo le consistenze, dopo un calo incessante a partire dalla I Guerra mondiale, in coincidenza con la caduta del prezzo della lana e la bonifica delle pianure, l’allevamento ovino (insieme a quello caprino) negli anni ’80 diventa protagonista dell’attività produttiva italiana e calabrese in particolare. Attualmente la consistenza ammonta a circa 380.000 capi e le razze più rappresentate sono la Comisana e la Sarda, ad indirizzo da latte, delle quali si sfrutta anche la produzione della carne. I piatti tradizionali in cui compare l’agnello sono, tra gli altri, il sugo d’agnello, ‘u cosciuni (il cosciotto) d’agnello, le costolette alla catanzarese, la famosa “Tiana”. ‘A Tiana prende il nome dal tegame in cui viene preparata che era in origine di terracotta. La pietanza è composta da pezzi di carne di agnello o di capretto ricoperti da uno strato di patate, piselli e carciofi. Si prepara tradizionalmente sia nel giorno di Natale che il lunedì Santo.
Liquore di cedro
Sulla costa tirrenica cosentina da Tortora a Cetraro, sulla Riviera dei cedri, si produce il 98% della produzione nazionale del cedro. Questo agrume lo si trova citato nell’Antico Testamento come il frutto (etrog) dell’albero più bello (adar), da cogliere per la festa delle capanne (sukkot) tipica del rituale religioso ebraico e tramandata sino ai nostri giorni. Alcuni riferimenti della coltura del cedro si trovano negli scritti dell’Alberi del 1561 e dell’Abete Sestini nel 1970. In Calabria il cedro sarebbe giunto intorno al terzo secolo a.C., sempre ad opera delle popolazioni ebraiche, fondatrici di numerose colonie nella Magna Grecia. Il cedro non è un frutto commestibile allo stato fresco, ma necessita di opportune trasformazioni. Per questi motivi la quasi totalità della produzione di cedro è destinata all’industria alimentare, farmaceutica e cosmetica. Nel territorio calabrese sono presenti pochissime imprese artigianali che trasformano questo prodotto. La produzione del cedro è passata da quasi 50.000 quintali del 1970 a meno di 7.000 quintali negli ultimi anni. Continua a leggere “Liquore di cedro”